Tutto con occhi diversi, gli occhi di una MalaChianta.

Tutto con occhi diversi, gli occhi di una MalaChianta.

Scritto da Maria Enrica Petrucci

Da un po’ sento di non appartenere più al mio mondo: la generazione del ‘68, dei rivoluzionari duri e puri, di quelli che il mondo l’hanno consumato, avvelenato; di quelli che hanno voluto tutto e subito e tutto questo l’hanno chiamato crescita e progresso.

Io e il mio compagno di avventura su questa terra, abbiamo imboccato ad un certo punto una strada diversa. Abbiamo avuto sotto gli occhi i nostri terribili errori e abbiamo scoperto un amore viscerale per la nostra terra, gli ulivi e la natura tutta, quando stavamo per perdere tutto!

Da allora niente è più come prima, non ci possiamo fare nulla: vediamo tutto con occhi diversi. E con occhi diversi guardiamo alla generazione che, saltando i padri  (cioè noi), ha scoperto il mondo dei vecchi contadini. Loro che regolavano le giornate sui ritmi della natura, dipendevano dalle stagioni, dividevano il frutto del loro pesante lavoro con le altre creature. “Lu Nzinu” diceva: << Cu le mite facimu a metà>>.

La via facile del veleno non esisteva: c’era una lotta fatta di astuzie e comunque alla fine …”pacienza !”.

E la pazienza si leggeva in faccia … facce seccate al sole, ma sorridenti di un sorriso sgangherato e beato.

E adesso ci sono i giovani, erano in pochi ma stanno crescendo: l’entusiasmo è contagioso e i frutti si vedono. Sono quelli che hanno scelto di rimanere o di tornare; in un paese che gli sta negando il futuro, loro il futuro se lo stanno inventando, con intelligenza, con tenacia, con fiducia.

E nel Salento è un brulicare di aziende, cooperative, associazioni, gruppi che hanno stretto un patto d’amore con la terra: la difendono in tutti i modi possibili … mille le sfide … e la terra ringrazia.

Tanti gli incontri, gli eventi, le feste: tutti zingari, le sere d’estate, tra tamburelli e falò.

A questo microcosmo appartiene Malachianta, la realtà che conosco meglio.

A Malachianta, diceva Giuliana che l’ha messa al mondo, nulla è per caso, tutto avviene con facilità, naturalezza: dalla scelta del logo, bellissimo, (due mani giovani

che accolgono verdi fronde d’ulivo), a quella del nome, suggerito da Antonio Canzio e accolto da tutto il direttivo,  “Malachianta”… pensando all’ulivo che resiste a tutte le sfide, non si piega a logiche malvagie, disobbedisce (proprio come i giovani guerrieri che lo difendono).

Malachianta vive di vita propria: accoglie chi è in sintonia con il suo mondo, chi in linea con il pensiero espresso nello statuto, il pensiero di una produzione sana e un vivere sano nel rispetto dell’ambiente, respinge con forza tutto ciò che è il contrario.

E si colora di banchetti pieni di ortaggi e frutti quasi per caso, dicendo ai suoi giovani che è tempo … che è ora di offrirli alla gente, di far capire che questa terra è ancora viva … che può ancora dare la vita”!

 

Maria Enrica Petrucci, una donna straordinaria nel direttivo di MalaChianta e noi a MalaChianta lo sappiamo perfettamente. Grazie Maria per questo tuo articolo molto toccante.