L’Italia è il primo paese consumatore al mondo di Kamut ma una nota dell’Istituto superiore di sanità nella sezione “salute” spiega bene che la parola Kamut non è il nome di un cereale, ma un marchio commerciale.
Quest’azienda ha posto il marchio commerciale Kamut su una varietà di frumento che negli Stati Uniti è stata registrata con la sigla QK-77, questa varietà viene coltivata e venduta in regime di monopolio in tutto il mondo grazie a una delle più riuscite operazioni di marketing degli ultimi 30 anni che ha tratto in inganno anche coloro che dovrebbero tutelarci.
Un nome tanto forte che persino l’Europa lo ha citato nel 2011 tra i cereali che provocano intolleranze al glutine. Un errore corretto nel 2014 dal regolamento delegato numero 78.
Kamut costa molto, ma si vende anche molto e l’Italia rappresenta il 75% del mercato di questo marchio.
Il Kamut è in realtà il grano Khorasan
Dunque si parla di Kamut come di una specie varietale, ma si cita un marchio commerciale. In realtà il cereale che si acquista sotto il nome Kamut è la varietà Khorasan (Triticum turgidum ssp. turanicum), un tipo di frumento descritto per la prima volta in Iran, dove ancora viene coltivato, detto anche grano rosso. Si tratta di uno dei grani più antichi del mondo, è ricco di sali minerali, proteine e vitamine, molto digeribile.
Oggi tutti possono coltivare il grano Khorasan ma solo l’azienda proprietaria del marchio può vendere questo grano con il nome di Kamut. Una varietà di grano Khorasan/Saragolla, la possiamo trovare in Italia anche in Puglia e nel Salento e rappresenta una validissima alternativa al grano di marchio Kamut.
Ecco, dopo decenni di importazioni abbiamo scoperto che la stessa varietà di grano del Kamut esiste anche in Italia ed è accessibile a tutti a costi vantaggisi rispetto al Kamut che non è un grano ma un marchio e neanche tanto bio a quanto pare.
Si perché, il grano a marchio Kamut ritenuto rigorosamente biologico ultimamente e stato declassato a convenzionale da uno dei principali produttori di pasta.
Alce Nero ha deciso di dismettere il marchio Kamut che era il prodotto più venduto, purtroppo però hanno sottovalutato la forza della notorietà del marchio e perso molto in fatturato, anche NaturaSi ha espresso le stesse intenzioni dopo aver preso visione di una documentazione che dimostra la contaminazione da glifosato di vari container di grano a marchio Kamut.
A fare luce sulla contaminazione da glifosato di vari container di grano a marchio Kamut è la Rai durante la trasmissione Report.
L’allerta
Già nel 2017, Federbio aveva lanciato un’allerta sui rischi di contaminazione del Kamut con 4 su 5 container che risultavano contaminati. Un’allerta rimasta all’interno del settore. Ma Kamut l’aveva respinta e anzi aveva parlato di millantato allarme in una lettera a firma di Trevor Blyth amministratore delegato Kamut.
Le stranezze
Strano però che dopo l’intervento della Kamut, sul mercato italiano è improvvisamente comparso il Kamut convenzionale. E De Cecco ha modificato le diciture sulle confezioni di pasta Kamut passando da “Grano Khorasan da agricoltura biologica” a marchio di Grano Khorasan non biologico.
In incognita, un ex dirigente De Cecco spiega che la decisione della conversione da biologico a non biologico della pasta Kamut era stata decisa dal presidente della De Cecco. Nella stessa mail chiedeva di autorizzare il Molino Grassi alla trasformazione di 327 tonnellate di grano in semola che erano state bloccate. E chiedeva a Ostara, unico importatore europeo di Kamut, di provvedere ai quantitativi necessari alla produzione.
La soluzione al problema è molto semplice: lasciare sugli scaffali il marchio Kamut e orientarsi sulle alternative italiane di grano khorasan.
fonte: Report Il Kamut non esiste
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