Le malerbe utili, indicatrici dello stato di salute del terreno

Le “MalaChiante” utili, piante indicatrici
dello stato di salute del terreno

Le piante spontanee indesiderate che crescono nelle coltivazioni – le cosiddette «malerbe» – non sono sempre dannose.

Entro certi limiti possono essere utili: alcune ci indicano lo stato di salute del terreno;

altre sono mangerecce o aromatiche o medicinali;

altre ancora costituiscono una risorsa nella difesa delle colture, perché consentono il monitoraggio dei potenziali parassiti delle colture o perché ospitano insetti utili.

Le piante spontanee indesiderate che crescono nelle coltivazioni
sono sempre dannose?

Dipende: è vero che, qualora siano abbondanti, possono mettere in grave  difficoltà le piante coltivate nell’acquisizione di acqua, nutrienti, spazio, luce, ma è anche vero che possono esserci utili quando sono specie mangerecce, medicinali, quando ci indicano lo stato di salute del terreno, quando ci aiutano a rilevare la presenza di alcuni organismi dannosi o quando ospitano insetti utili.

Per esempio, l’ortica è specie commestibile, medicinale, una sua presenza diffusa segnala un suolo ricco di nutrienti, ci permette di individuare precocemente la presenza del ragnetto rosso (Tetranychus urticae), può ospitare insetti utili come i parassitoidi degli afidi, i sirfidi, i coccinellidi.

L’utilità delle malerbe

Quando in una parcella di terreno osserviamo una presenza abbondante di una o più particolari specie di piante spontanee, possiamo ricavare informazioni utili alla comprensione dello stato di salute del terreno.

Infatti, una scarsa presenza delle erbe spontanee che vi segnaliamo non ci dice nulla. Al contrario, una presenza abbondante ci dice che è probabile che in quella parcella il terreno, per esempio, sia compattato, oppure ben dotato di nutrienti o bene strutturato.

In altre parole, la presenza diffusa di una o più specie ci suggerisce in quale direzione indagare per comprendere meglio lo stato di salute del nostro terreno.

L’osservazione della flora spontanea è, inoltre, il primo dei dieci passaggi necessari per eseguire la «prova della vanga», una tecnica di valutazione del livello di fertilità del terreno basata sull’osservazione.

Una cattiva ossigenazione del suolo, causata per lo più dalla presenza di crosta superficiale e/o dal compattamento, ci viene segnalata per esempio dalla presenza di giavone, piantaggine, fienarola annua. Crosta e compattamento sono due forme di perdita di fertilità del terreno in quanto lo rendono meno permeabile all’aria; l’aria contiene ossigeno, elemento indispensabile per il metabolismo delle radici (da cui derivano l’assorbimento dei principi nutritivi e dell’acqua) e degli organismi terricoli (da cui dipende il rilascio dei nutrienti dai fertilizzanti e la genesi dell’humus).

Una buona dotazione di principi nutritivi è, per esempio, segnalata dalla presenza diffusa di farinaccio, amaranto, erba morella.

Un terreno ben strutturato ospita spesso specie come galinsoga, veronica di Persia, centocchio. Un terreno è ben strutturato quando è formato da zolle piccole, mobili, intersecate da una rete di canali che permettono alle radici di crescere, una buona circolazione dell’aria (e dell’ossigeno) e dell’acqua, la ritenzione idrica e lo sgrondo dell’acqua caduta in eccesso.

Un terreno arido per molte settimane all’anno ospita spesso specie come
l’artemisia comune, il pabbio comune e
la gramigna.

Infine nel campo coltivato possiamo incontrare anche specie mangerecce (commestibili), come per esempio il
centocchio, il tarassaco, il papavero e
specie medicinali, come per esempio la
camomilla, la carota selvatica, l’achillea; a differenza dei casi precedenti, la
loro utilità è a prescindere dalla loro
presenza numerica nel campo.

Una volta compreso il messaggio che le malerbe utili ci hanno dato, com’è che le potremmo gestire se ci fossero coltivazioni in corso? Considerata la competizione per luce, nutrienti e acqua che, crescendo, esse eserciteranno sulle piante coltivate e
tenuto conto che il lavoro utile che esse
potevano svolgere è già stato fatto, procederemo a ridurne le popolazioni a favore delle coltivazioni.

A tal fine è molto conveniente imparare a riconoscere la flora spontanea utile già nei primi stadi del suo sviluppo, proprio per limitare al minimo l’azione competitiva esercitata sulle piante coltivate.

Per quanto riguarda le malerbe utili
nella difesa delle coltivazioni dagli organismi dannosi, la loro gestione è un
po’ diversa ma lo vedremo nel prossimo articolo.

Fonte: “Vita in campagna”  di Luca Conte agroecologo, esperto di agricoltura biologica.