MICROGRANULI DA EVITARE!

Gli Stati Uniti, l’Irlanda e la Nuova Zelanda li hanno messi al bando nel 2017, la Gran Bretagna e il Canada da qualche giorno e l’Italia? Nel 2020. Parliamo di microgranuli.

di Elena Tioli

Piccolissime particelle plastiche di derivazione petrolchimica che vengono aggiunte a numerosi prodotti di uso quo­tidiano, come scrub, bagnoschiuma, dentifrici, tabs per lavastoviglie e paste detergenti abrasive e grazie alle ridottissime dimensioni (inferiori ai 5 millimetri) sono in grado di oltrepassare senza problemi qualsiasi sistema di filtrazione e di arrivare direttamente in mare.

A dicembre la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla manovra di stabilità che prevede la messa al bando dei cotton fioc non biodegradabili e non compostabili e il divieto di utilizzo delle microplastiche nei cosmetici. Una vittoria contro il marine litter, a tutela di ambiente e cittadini… L’Italia è il primo Paese al mondo a farlo! Hanno esultato. Peccato che non sia proprio così. Anzi.

L’emendamento sancisce dal 2019 lo stop ai cotton fioc non biodegradabili ma introduce solo a partire dal 2020 il divieto di utilizzare microplastiche nei cosmetici. Due anni dopo il Regno Unito e ben tre anni dopo i cattivissimi e anti-ecologici Stati Uniti! Due anni in cui si continuerà a produrre, vendere e consumare prodotti altamente dannosi per l’ecosistema marino e per l’uomo.

Già oggi le stime sottolineano che nell’Oceano pacifico la densità di microplastiche oscilli fra i 25mila pezzi per chilometro quadrato della porzione meridionale ai 300mila della parte settentrionale. Una cifra incredibile!

SecondoLo una ricerca pubblicata su Frontiers in Marine Science recentemente quasi 3 pesci su 4 tra quelli che vivono in profondità nei mari dell’Atlantico Nord-Occidentale sono contaminati da microplastiche.

Ocean Conservancy sostiene che fra otto anni ogni tre tonnellate di pesce ci sarà una tonnellata di plastica. E mentre la fondazione Ellen MacArthur prevede che nel 2050, se nulla cambia, negli oceani ci sarà più plastica che pesce, un gruppo di ricercatori ha di recente definito il Mediterraneo «una zuppa di plastica».

Senza contare che, mentre l’attacco agli ecosistemi e agli animali marini è ormai una triste un’evidenza, gli effetti sistemici e sulla salute umana non sono ancora stati chiariti. Perché, anche se non ce ne accorgiamo, questi microscopici e indistruttibili pezzetti di plastica restano nella catena alimentare e finiscono direttamente nei nostri piatti.

L’unica cosa certa è che non c’è più tempo. E non c’è più tempo neanche per aspettare che chi di dovere se ne accorga. Tra due anni, se tutto va bene, avremo cosmetici senza microplastiche, ma quanto dovremo aspettare per togliere queste sostanze da tutti gli altri prodotti, per esempio, per l’igiene della casa? E, soprattutto, quanto dovremo attendere perché sia affrontata la questione di imballaggi e supporti, packaging e sacchetti, che accompagnano la vita, solitamente breve, delle merci? (e che merci…). Quanto ci sarà ancora da penare perché sia messa in discussione la società dell’usa e getta (in mare)?

Serve un cambiamento radicale, ma non si può pensare che questo avvenga dall’alto… La politica, a quanto pare, non è ancora pronta a colpire i forti interessi industriali in gioco e, soprattutto, ad affermare che il mare di problemi in cui stiamo annegando è figlio diretto e legittimo di uno stile di vita e di consumo che quasi nessuno osa mettere in discussione.

Se lo si facesse si scoprirebbe che le alternative sono facili e alla portata di chiunque. Per esempio? Boicottare tutti i prodotti che contengono microgranuli, sostituendoli con prodotti eco-bio o, ancor meglio, con varianti fatte in casa degli stessi. Basta poco! Solo alcuni ingredienti facilmente reperibili in cucina o in erboristeria e qualche secondo di preparazione, come nel caso del fantastico scrub fai da te (con olio e sale o fondi di caffè!).

Fonte:  blog di Elena Tioli