Una tassa sui pesticidi: 50 anni fa l’idea (vincente) della Danimarca

Fonte: tratto da un articolo di Maurizio Bongiovanni su Valori.it

I quattro Paesi europei che più importano pesticidi dall’estero sono Germania, Francia, Italia e Spagna. Ma esistono differenze notevoli: l’Italia, dove l’area dedicata alle piante da frutto e a quelle ornamentali permanenti è enorme, usa più pesticidi rispetto a Paesi che presentano soprattutto terre coltivate.

In Europa solo il Lussemburgo ha vietato tutti gli erbicidi a base di glifosato dal 1 gennaio 2021.

Particolare è il caso della Danimarca, che ha ridotto l’uso di questi prodotti dopo aver introdotto una tassa nel 1972 – rivista più volte negli anni successivi – che segue il semplice principio “più è tossico, più paghi”.

Tutto il reddito ricavato viene trasferito al settore agricolo, riducendo le resistenze da parte degli agricoltori nei confronti di questa misura.

L’idea di introdurre una tassa a livello continentale ha sfiorato in più occasioni l’Unione europea, eppure non è mai stata tramutata in realtà, cosa che fa sorgere qualche dubbio su come l’Ue potrà raggiungere l’obiettivo di dimezzare del 50% l’uso di pesticidi entro il 2030, come stabilito dalla sua strategia “Farm to Fork”.

In Danimarca le vendite di pesticidi ed erbiciditra nel 2011 e 2016 si sono dimezzate. A seguito dell’introduzione nel 2013 di una tassa sui pesticidi, anche in Portogallo (-30,3 per cento) e in Irlanda (-15,6 per cento) si è registrato un significativo calo delle vendite e un miglioramento delle produzioni e delle condizioni ambientali.

Fonte: tratto da un articolo di Maurizio Bongiovanni su Valori.it

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