Fertilizzanti e pesticidi. I pericoli maggiori sono per i bambini.

Fertilizzanti e pesticidi.

Nella prima metà del XX secolo si cominciarono a produrre in laboratorio una serie di sostanze chimiche per la lotta alle malattie delle piante, ai parassiti e alle erbe infestanti (MalaChiante). Così nacque l’”agricoltura industriale” che trasformava i campi in fabbriche e il prodotto agricolo in prodotto industriale.

Queste innovazioni portarono aumenti nella resa per ettaro, ma a danno della salubrità dei prodotti e dell’ambiente.

Viene chiamato pesticida o fitofarmaco ogni sostanza chimica che viene utilizzata per distruggere i parassiti: sono sostanze completamente sintetiche e hanno nomi diversi a seconda dell’utilizzo:

• anticrittogamici: per combattere funghi, batteri e virus;
• insetticidi: per combattere gli insetti;
• diserbanti: per combattere piante spontanee;

• acaricidi: per combattere gli acari.

I pesticidi sono una delle principali cause di inquinamento di terra e acqua oltre che degli alimenti. In Europa il 60% dei campi presenta una concentrazione di fertilizzanti e pesticidi che costituisce un rischio per la qualità dell’acqua nelle vicinanze. L’Italia è il paesi in cui l’uso di pesticidi è più massiccio: 175.000 tonnellate, cioè circa 3 kg a testa. Il giro d’affari relativo ai fitofarmaci ammonta a oltre 15 miliardi di €uro.

Secondo alcuni studi solo una piccola parte di queste sostanze (circa lo 0,1%) raggiunge il bersaglio, il resto produce effetti dannosi sia per l’ambiente che per le persone:
• intossicazione dei lavoratori del settore (numerosi sono i morti, soprattutto nel Sud del Mondo);
• morte di uccelli e insetti predatori dei parasiti;
• inquinamento di fiumi, laghi e mari;
• comparsa di residui tossici nei prodotti alimentari con conseguenze sulla salute dei consumatori;

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche degli Stati Uniti afferma di conoscere con esattezza la tossicità di solo il 10% degli oltre 1500 principi attivi di uso agricolo utilizzabili in tutto il mondo; di un altro 24% si è in grado di fare una valutazione parziale; del restante 66% si sa ancora molto poco. In giro per il mondo si continuano ad usare sostanze ritenute sicuramente cancerogene, compresi DDT e diossine.

CONTROINDICAZIONI
• L’intossicazione da fitofarmaci può provocare:
• cancro;
• abbassamento delle difese immunitarie;
• malattie e malformazioni nel feto;
• allergie;
• sterilità;
• danneggiamento nella trasmissione degli impulsi nervosi;

I pericoli maggiori sono per i bambini

Le leggi sui residui chimici nei cibi sono piuttosto inadeguate. Un parametro utilizzato per fissare i limiti legali è la “dose giornaliera accettabile”: la quantità di una sostanza chimica che, pur ingerita quotidianamente per tutta la vita, non fa correre “rischi apprezzabili” per la salute; un altro parametro è il “limite massimo di residuo”, che indica la quantità massima di residuo consentito per ogni singolo prodotto. Questi limiti sono fissati da decreti ministeriali, ma hanno due grossi limiti:
1. non tengono conto della somma di sostanze diverse, cioè un consumatore potrebbe assumere quantità piccole di singole sostanze, ma assumere diverse sostanze chimiche, così che la somma risulti un quantitativo consistente;
2. si basano su studi effettuati su organismi adulti, e quindi non tengono conto dei rischi per i bambini che potrebbero avere problemi anche da dosi minime, anche perché hanno un organismo in crescita.

Una delle conseguenze dell’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura è l’aumento delle “resistenze“. In altre parole i microrganismi o le piante infestanti col tempo si adattano ai veleni fino a diventare immuni. Ne consegue che per combatterli occorre aumentare le dosi e la tossicità delle sostanze.

Si è calcolato che le piante resistenti ai pesticidi sono passate da 10 nel 1938 a 402 nel 1980 a 650 nel 1991. Così, dagli anni ’40 la tossicità dei pesticidi utilizzati è aumentata di 10 volte.