Agrumi al veleno facciamo attenzione.

Gli agrumi sono oro per la salute, nonché un prezioso alleato contro i malesseri stagionali.

Le nostre Arance italiane contengono, rispetto agli altri agrumi, circa il 40% in più di vitamina C.

Questa caratteristica è dovuta al fatto che all’interno della sua polpa e del suo succo vivono dei pigmenti naturali, detti antociani, che non solo le conferiscono un sapore unico, ma soprattutto combattono i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento e la pongono ai vertici della classifica dei frutti più salutari.

Purtroppo però spariscono dalla nostra  tavola limoni e arance italiane sostituiti da quelli provenienti dai paesi del Sud america, dalla Spagna e da Paesi nordafricani.

La politica della grande distribuzione favorisce l’invasione di prodotti stranieri, trattati per prolungarne la conservazione e difenderli da attacchi di funghi e parassiti.

Si tratta di sostanze pericolosissime, bandite dalla normativa italiana ma che per accordi comunitari possono essere presenti sulla frutta d’importazione. E’ sufficiente che gli importatori scrivano sulla etichetta “buccia non destinabile alla consumazione” o “buccia non edibile” ed il gioco è fatto.

La verità è che si dovrebbe mettere nelle etichette frutto velenoso al posto di scorsa non edibile.

I limoni ad esempio sono lavati con tensioattivi ( per capirci l’equivalente del Last al Limone) poi cerati, ricoperti cioè da una cera minerale che contiene antimuffa , fungicida. Non marciscono ma cuociono all’interno di questa pellicola assorbendone le sostanze. E’ il caso dell’E231 (Ortofenilfenolo) un conservante antifungineo, usato oltre che su agrumi anche su mele e pere, prugne, ananas, ciliege, è vietato in Australia, per essere usato in italia necessita dell’autorizzazione del Ministero della salute non essendo stato registrato in italia. Però è ammesso se i prodotti sono importati. E’ un supposto mutogeno, quindi cancerogeno e tossico per fegato e reni.

Per fare un esempio figuratevi cosa è contenuto negli agrumi che arrivano da Cile, Argentina, Israele e che sono freschissimi dopo aver affrontato oltre 1 mese di navigazione stipati in stive calde ed umide. Si chiamano veleni chimici di classe 1 ed in quei paesi è ancora legale (nonostante l’anno scorso le importazioni dall’Argentina siano state limitate a causa di una sfilza di veleni utilizzati). Basterebbe non trattarli ma devono conservarli nei banchi per settimane e devono essere brillanti perché ai consumatori la frutta piace così, bella lucida e perfetta, spesso eticamente non molto condivisibile ai noi.

Nei frutti trattati ogni veleno entra all’interno del frutto ed arriva fino al cuore di questo. Sulle etichette, la dove ci sono e non vengono occultate, se facciamo attenzione, possiamo trovare una serie di sigle che evidenziano l’utilizzo di queste cere che servono a trattare le superfici, ma una concentrazione elevata di questi elementi nel nostro corpo che tipo di effetti hanno?

Tutti liberi di ingerire veleni in quanto scelta personale ma fermatevi solo un istante e pensate che il comportamento consumista sta uccidendo l’ambiente, ed ogni azione del più insignificante consumatore può dar impulso ad un vero cambiamento.

Quando c’è da scegliere tra 1Kg di limoni non trattati italiani a 2,50 € ed 1 Kg argentini a 2,00 fermatevi un attimo a pensare. Sono quei 50cent di differenza che possono compromettere la nostra salute, e lo fanno davvero.

Nel mondo vegano si pensa che mangiare il miele sfrutti il lavoro delle api (una scelta legittima e condivisibile) ma poi stiamo attenti anche a non mangiare la frutta i cui trattamenti sterminano ogni tipo di insetto, api comprese, compromettendo così un intero ecosistema.

Siate consapevoli che scegliere un prodotto non trattato o Bio come lo vogliamo chiamare, oggi è l’UNICA SCELTA RESPONSABILE PER LA NOSTRA SALUTE E PER IL NOSTRO FUTURO, l’unica scelta per preservare la nostra integrità.

Acquistare da un produttore locale rappresenta un incentivo al mantenimento delle tradizioni rurali ed alla valorizzazione delle eccellenze agricole del territorio.

Ci sono produttori in Italia che vendono fior di frutta garantita o certificata a prezzi popolari. Date un’occhiata in rete e scegliete chiunque fornisca delle garanzie reali ma aiutate l’economia italiana. La ricaduta positiva favorirà il tessuto sociale, l’economia rurale, insomma i cardini del nostro sistema economico.

Vi lasciamo con una bella ricetta sana e se la provate inviateci le vostre foto:


Torta alle arance

#vegan: ingredienti per 8 persone

3,5 bicchieri di farina bianca senatore cappelli o cuore oppure simeto (420 g)
2 bicchieri di succo di arance non trattate (400 ml)
1 bicchiere di zucchero di canna (180 g)
1 bicchiere di gherigli di noci (80 g)
1 bicchiere di olio di semi di mais (150 ml)
Mezzo bicchiere di uvetta sultanina (80 g)
1 pizzico di cannella
1 bustina di lievito per dolci

Procedimento

Preparare la torta alle arance è facile e veloce, quindi potete cominciare preriscaldando il forno a 180°. Mettete in ammollo l’uvetta in acqua tiepida. Estraete il succo delle arance fino ad ottenerne due bicchieri, filtrato. Frullate le noci con lo zucchero di canna. In un recipiente setacciate la farina e il lievito. Unite le noci con lo zucchero, l’uvetta ammorbidita (e scolata), quindi il succo delle arance e l’olio. Aromatizzate con un pizzico di cannella. Foderate una teglia a cerniera del diametro di 2 centimetri con la carta da forno e versateci l’impasto. Cuocete per 35-40 minuti, facendo la classica prova dello stecchino per vedere se è cotta (infilate uno stuzzicadenti nella torta: se esce asciutto significa che è cotta).